Bosnia, riflessioni di viaggio.

Ci sorprendiamo sempre per molte cose. Forse perché crediamo che così la nostra vita possa essere più interessante. Eppure il tempo scorre ma l’animo umano non muta. Gli eventi che si susseguono ci paiono tutti così diversi, ma io penso che, ripetendosi, trovino solo nuovi modi per adattarsi al proprio tempo. E perciò? Perciò possiamo guardarci indietro, interrogare la storia. Ma non solo, non basta. Guardarci dentro, oggi, e capire ciò di cui siamo capaci. Rendersi conto che ogni singola persona crea quella moltitudine che è l’umanità, a partire da noi. Riconoscere che abbiamo delle fragilità è un primo passo per controllarle: tutti abbiamo cattivi sentimenti; ma abbiamo anche buoni sentimenti! Quali scegliamo di legittimare? Ci sembra incredibile che in passato siano avvenute certe cose, che qualcuno abbia progettato le piramidi, o che uomini siano stati declassati a oggetti. O che una persona abbia avuto l’ardire di considerarne inferiore un’altra, e discriminarla in tante forme, ritenerla dopotutto alquanto diversa da me. Oh ma, intendi quello che abita vicino a casa mia?

Facciamo un altro esempio: ci sembra incredibile la seconda guerra mondiale, e che molti non abbiano reagito. Il punto è che nel tempo in cui le cose succedono tutto ci sembra normale perché ci siamo abituati. Stai dicendo che ci si può assuefare a certe brutture? No, io no…! ma così, così pare.  Se poi tra qualche anno ci chiederanno come abbiamo potuto accettarlo diremo che non ce ne siamo accorti. Ma nella vita, oltre alle parole, ci sentiamo così impotenti nella nostra insignificante individualità. Beh, per l’appunto, ci siamo un po’ risposti: non conta solo l’individuo. Inoltre bisogna considerare che spesso somme di individui conquistano la scena anche per l’ammutolirsi degli altri. Pensiamo di apporre ancora a lungo la nostra firma nella lista di complici di qualcosa che proprio non vogliamo? Or dunque con tutta la forza scrutiamo dentro noi stessi e cerchiamo insistentemente quella bellezza che si insinua, si rifrange, si riflette, si espande e finalmente illumina d’intorno.

Elena Fulloni, Bosnia 2018

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